Associazione Rosso Nove

consumo di suolo ZERO

un luogo sacro

Letture

I due uomini si volsero a osservarli mentre si avventavano contro la luce del tramonto, e così si accorsero che la radura si perdeva nel mare, in una spiaggia di corallo rosato e in un sabbia di bassi fondali stretta tra due pareti di roccia. La baia era disseminata di scogli affioranti qua e là come dalla bocca sdentata di un vecchio leone marino, e i riflessi del sole basso all’orizzonte davano ai frammenti di corallo e alle conchiglie adagiate sul fondo lo splendore di un forziere di rubini e smeraldi riverso nell’acqua.

Il prete e il re si aggirarono per un bel pezzo in quel luogo senza sapere dove andare né dove fermarsi. Poi, vinti dalla sete e dalla stanchezza, si tuffarono nel lago con i loro stracci addosso. Nuotarono poi bevvero, ripresero a nuotare e bevvero ancora. Poi il re pescò con le proprie mani due grosse carpe e le mise a cuocere su un fuocherello acceso sulla spiaggia accanto al ruscello che portava a mare l’acqua del lago. Il fuoco di legna fresca ardeva stentatamente e mandava dense zaffate d fumo odoroso dei semi della vainiglia che teneva lontani i terribili moscerini nono che in quella abbondanza prosperavano in sciami compatti e bellicosi. Questo era un ben, perchè i due uomini erano nudi mentre mangiavano pesci e i loro vestiti erano stesi sul corallo ad asciugare.

“Adamo ed Eva nel giardino dell’Eden,” pensò padre Giacomo guardando se stesso e il re. Poi si ricordò che nel paradiso terrestre uno maschio e l’altra era femmina e cercò dell’altro a cui poter assomigliare in quel luogo in quel momento. Ma non trovò nulla nella memoria, e provò allora a fantasticare, e non trovò alcunchè neppure nella fantasia. Allora guardò il re, e per la prima volta espresse una sua opinione in merito alla ragione dei loro viaggi:

“E’ qui che dovrebbe arrivare la strada che costruiremo,” perchè pensava: “E’ qui che vorrei arrivare con la mia motoretta”. Pensava e parlava senza rendersi conto che per arrivarci la strada avrebbe dovuto superare montagne e deserti e foreste e gole insormontabili.

Re John lo guardò a sua volta, si sciacquò con cura le mani al ruscello e con queste tenne la faccia del compagno stretta alla sua, perchè capisse bene:

“Questo è tuhau, è un luogo sacro, che non deve conoscere l’uomo. Tutto quello che hai visto e toccato è tabù, ed è bene così. Cercheremo un altro luogo”.

E ordinò al prete di lavarsi le mani e di mandar via con l’acqua il ricordo stesso di tutto quello che aveva visto e toccato. Difatti era proprio per questa ragione che quel luogo meraviglioso non aveva nome e menzione nella canzone di viaggio del re Tanoa.

Dopodichè si stesero accanto al alle braci per dormire perchè la loro stanchezza era ancora più grande di tutte le discussioni che si potevano fare sull’argomento.

Maurizo Maggiani. La regina disadorna (Feltrinelli, 1998)

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