Eugenio, in arte U.N.O. lavora con il proprio cuore cucito davanti alla giacca nera. Un cuore-puntaspilli irsuto come un personaggio di Roald Dhal prima della cosmesi nichilista e sacrilega del suo furbo editore. Ogni spillo vorrei lo immaginassimo assieme, è la solida metafora di qualcosa di minuto e prezioso che l’artista ha raccolto in questi giorni.
Lo state osservando come me, da lontano, in giro per i carruggi di Loano. Mentre l’inverno di questo 2023, è pieno di sonno e presagi, capace di spalmare sonno su tutto, come risposta obbligata ad ogni fatto, tragedia, urlo. Un sonno della ragione che genera commenti sul social che preferiamo (e odiamo) o grugniti verso una televisione accesa e rigurgitante morte.
Ma l’artista che si aggira ha il compito di rimanere sveglio. Si muove attorno ad un “tempio della cultura e del piacere”, il Cinema Loanese. E tutti e tre i termini, “Tempio”, Cultura” e “Piacere”, non sono scelti a caso: sono scritti da quelle porte a vetri, ormai chiuste così bene, in modo non portare più in alcun luogo.
Un cinema di provincia, il “Loanese”, come tanti sono stati e non sono più, un luogo, come ci spiega l’artista, “del sogno e dell’incubo”.
Questo ingresso è diventato un non luogo quando il supermercato ne ha occupato tutto lo spazio reale, svuotato da dentro, lasciandone solo l’entrata, vuota, a deridere ogni obbligo urbanistico. Così è da dieci anni. Porte chiuse da entrambe le parti che hanno smesso di dare accesso sia alla cultura che al piacere, sia al sogno che all’incubo. Entra solo, da una porta diversa, quel commercio, privato della cultura e del piacere, che porta il denaro che raccoglie da qualche altra parte. Che perfetta sintesi! Quanto è facile per il simbolico, nascondersi nella struttura stessa del nostro quotidiano.
Un simbolo quindi, o forse qualcosa di ancor più strambo, che meriterebbe una parola differente per essere indicato: “esce ad incontrare il passante ignaro, come uno spettro in pieno giorno”. Sono parole di Baudelaire ma accennano anche al compito delle arti, disvelare il linguaggio del tempo; spaventare e meravigliare partendo da ciò che abbiamo davanti al naso tanto da vedere più.
U.N.O. è un artista multimediale che lavora trasformando materiali trovati, usa il cinema, il video, suono e rumore per esprimersi con l’incontro casuale tra materiali diversi. Si esprime con DJ set inusuali e radiofonici e cinema, montato dal vivo e arricchito da elementi performativi. Tutti connessi al suo cuore-puntaspilli sensibile ed educato al racconto.
Il lavoro dell’artista Torinese ospite della residenza Rossonove fino alla seconda metà di marzo sarà presentato in eventi connessi e in presenza che verranno documentati su questo sito. Siamo sui social ma fermateci pure per strada e fatevi una chiacchiera con noi.
Testi critici curati da rossonove.org
Il tema delle residenze Rossonove è il consumo zero di territorio. Immaginare e costruire coscienza delle tante altre strategie per vivere nel XXI secolo nella nostra costa. E’ questa, crediamo, la vocazione dell’arte, che si serve da artisti, e non serve, perché è libertà e non servitù. La vocazione dell’arte, crediamo sia costruire e-voluzione, e vogliamo ribatterlo innanzitutto permettendo ad altre narrative di formarsi, farsi vedere, fare i primi passi e camminare.
Da Rossonove vogliamo ringraziare tutti coloro che con curiosità e gentilezza ci stanno aiutando ad ospitare l’artista e ad accogliere il suo lavoro nel nostro territorio.
consumo di suolo ZERO