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Città per pochi.

Domenica 4 maggio ad Albenga, Gianni Barbacetto presenterà il libro Contro Milano e incontra il pubblico per un dialogo aperto su temi cruciali per il futuro delle città in cui viviamo.

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Contro Milano. Ascesa e caduta di un modello di città. E’ il libro di Gianni Barbacetto pubblicato da PaperFirst a febbraio 2025. Pochi giorni dopo l’uscita in libreria e, nella stessa settimana che in Senato era previsto il voto al Decreto Salva Milano, arriva il Primo arresto nell’indagine sull’urbanistica: ai domiciliari Giovanni Oggioni, ex dirigente comunale. “Corrotto per agevolare i costruttori”. – Il Giorno, 5 marzo 2025.

“Hanno costruito una città diseguale in cui la bolla dell’ottimismo ora è pronta a scoppiare. Sono loro Contro Milano. Contro Milano sono tutti quelli che hanno reso così come è oggi Milano. Cioè una città diseguale, dove arrivano tanti soldi, Milano è la città con più investimenti immobiliari in Europa, prima Milano, seconda Monaco di Baviera terza Amsterdam, di  tutti sti soldi che arrivano, mentre a Monaco, dal 20 al 30% restano alla città, sotto forma di servizi, verde, case ad affitti calmierati, ecc. a Milano resta l’8%, questi sono i dati, allora capite che una città così è una città dove i ricchi diventano più ricchi, gli immobiliaristi arrivano costruiscono, estraggono il valore immobiliare dalla città e poi come quando la miniera sia esaurisce si abbandona, così si fa anche per la città, si va da una altra parte e non resta quasi nulla in città”. – Gianni Barbacetto.

E’ un libro che mi ha scosso, mi ha lasciato una sensazione difficile da scrollarsi di dosso: una miscela di rabbia, impotenza e amarezza. Perché non si tratta solo di Milano: è il racconto di un sistema che si ripete, che si espande, che si impone. E che nel farlo fa soffrire, espelle, cancella.

C’è un capitolo, in Contro Milano, che mi ha fatto più male di tutti: quello sulla scuola Vivaio. Leggerlo è stato come ricevere un pugno nello stomaco. Non solo perché racconta la storia assurda e dolorosa di una scuola unica, inclusiva, che da decenni rappresenta un esempio straordinario di integrazione tra bambini con e senza disabilità. Ma perché in quelle pagine si coglie tutto il cinismo freddo e spietato di questa amministrazione, guidata da manager travestiti da politici, al servizio di poteri finanziari invece che al servizio dei cittadini che abitano la città. Quella scuola non è solo un edificio: è un presidio culturale, educativo, umano. Spostarla, ridimensionarla, smembrarla, per “valorizzare” l’immobile, è un atto di violenza mascherato da efficienza. Giustificare questa scelta con parole come “razionalizzazione” o “riqualificazione” è solo un modo elegante per dire che i bambini – soprattutto quelli fragili – valgono meno di un progetto di trasformazione urbana, meno di una plusvalenza immobiliare. E anche in questo caso, il Sindaco ha detto: “Non ci sono soldi per salvare Vivaio”. Una frase che pesa come un verdetto, che rende ancora più chiara la scala di priorità: non c’è spazio, non c’è bilancio, non c’è volontà politica per proteggere ciò che non genera profitto. È lì che ho sentito tutta la distanza tra il racconto dorato della Milano “che funziona” e la realtà cruda di una città che espelle ciò che non produce. Una città che smette di proteggere chi ha più bisogno non è un modello, è un fallimento travestito da successo. Più di una volta, durante la lettura di Contro Milano, ho provato rabbia. Ma una rabbia che scava dentro, perché non è solo per ciò che viene raccontato: è per la sensazione di impotenza, di fronte a un sistema che sembra inarrestabile, strutturato per favorire sempre gli stessi. Un sistema che governa le città come se fossero aziende, in cui i cittadini diventano clienti, e quelli meno redditizi vengono presi per un braccio e accompagnati, neppure gentilmente, alla porta.

Manfredi Catella, patron di Coima, intervistato, senza troppe domande, dal «Corriere», ha ammesso che sì, il costo della vita e soprattutto delle case è troppo alto a Milano, che «rischia di diventare la città per chi può. Il tema c’è, ma Milano lo può affrontare». Come? Andando a vivere a Genova: «ha quarantamila case vuote». Se proprio uno ha un lavoro a Milano, può fare il pendolare, tanto «l’Alta velocità ci porterà in Liguria in quaranta minuti, a Londra per andare da una parte all’altra si impiega un’ora». Il commuting – modo chic per dire pendolarismo – è una sua idea forte. Ma lui abita a pochi passi dalla sede di Coima a Porta Nuova. Dopo aver tanto costruito, dice che ora forse è più utile favorire il commuting progettando infrastrutture come l’Alta velocità), anziché fare altre case.
dal libro Contro Milano pagg 121 e 122

E certo, prima, i guadagni, li fanno i privati, poi, le infrastrutture sono a carico della collettività. Come se spostare la vita di una persona fosse un semplice problema logistico. Come se l’unico parametro fosse l’equilibrio tra domanda e offerta. Non c’è traccia di empatia, di cura, di visione di una città per tutti. 

E poi c’è la figura del primo cittadino, il sindaco-manager, sempre pronto a sorridere a chi ha tanto denaro, a rassicurare gli investitori, a lanciarsi in operazioni di greenwashing per dare una mano di verde a un processo di cementificazione spietato. Alberi piantati in quartieri vetrina, mentre si abbattono spazi sociali e si vendono pezzi interi di città. Il verde diventa marketing, non politica ambientale. Un velo estetico, non un progetto di giustizia urbana.

La Milano descritta da Barbacetto non è un caso isolato: è il laboratorio più avanzato di un modello urbano che si replica ovunque, con poche variazioni. E viene spontaneo chiedersi: quante delle logiche che guidano oggi le trasformazioni di Milano sono già state esportate altrove? Quanti altri cantieri, in quante altre città, parlano lo stesso linguaggio, usano la stessa retorica, perseguono gli stessi obiettivi?

Penso alla nostra Liguria, alla sua costa segnata da decenni di speculazione edilizia, a partire dagli anni ’50 e ’60. Chilometri di litorale sacrificati all’edilizia delle seconde case, all’interesse privato, a una visione miope e di brevissimo respiro. Anche allora, come oggi, la narrazione serviva a legittimare le scelte: si parlava di “sviluppo” e “modernizzazione” con la stessa leggerezza con cui oggi si invoca la “rigenerazione urbana”. Cambiano le etichette, ma il meccanismo resta identico: sottrarre spazio al pubblico per offrirlo al profitto. L’assalto al territorio, spesso mascherato da progresso, ha lasciato dietro di sé una costa cementificata, una natura marginale, una vita comunitaria impoverita. E una monocultura turistica che produce solo precarietà: lavoro stagionale, sottopagato, senza prospettive. I giovani se ne vanno, i paesi restano vuoti per mesi, migliaia di alloggi chiusi, tapparelle abbassate, centri storici ridotti a vetrine.

Oggi si parla di “valorizzazione del territorio”, ma il senso non cambia: valorizzare per chi? Per le comunità o per gli investitori? Per chi vive quei luoghi ogni giorno, o per chi li attraversa due settimane l’anno?

Forse Milano ha solo reso questo processo più elegante, più cool, più vendibile. Ma la matrice è sempre la stessa. E ora che le grandi città esportano i loro modelli come fossero best practice, mi chiedo quanta Liguria – e quanta Italia – finirà per assomigliare a questa Milano patinata, esclusiva, senz’anima.

E allora viene naturale porsi una domanda: è ancora possibile invertire la rotta? È ancora possibile immaginare città che non siano progettate per il mercato, ma per la vita delle persone? Forse sì, ma solo se iniziamo a guardare in faccia ciò che Milano è diventata — e a dire, con forza, che non ci rappresenta.

Nel 2100 l’Italia potrebbe (secondo proiezioni recenti) essere un paese di 28 milioni di abitanti: uno scenario di spopolamento e contrazione che ridisegna la geografia sociale ed economica del territorio. Le città non espellono più soltanto i poveri: è la borghesia stessa già oggi è trascinata verso la marginalità. L’impoverimento diventa un destino condiviso, trasversale, che attraversa l’infanzia e la vecchiaia, i lavoratori e chi il lavoro non riesce più a trovarlo. Non solo la città non è più per i giovani, per gli anziani, per chi ha meno: è, in fondo, solo per chi consuma. Il turista da spennare, l’investitore da compiacere, l’interesse finanziario da proteggere. Chi produce, chi abita davvero, chi costruisce valore nel tempo, scompare. E con lui svanisce la ricchezza profonda dei territori. Il denaro circola, ma non resta: entra e poi se ne va altrove, rapido, opaco, senza sedimentare nulla. E così, ciò che promette di nutrire finisce per disseccare: come un diserbante che si finge acqua, uccide le radici mentre finge di irrigarle.

Contro Milano non è solo un libro: è uno specchio che ti costringe a guardare la città per quello che è diventata, spogliata dalla retorica dell’innovazione, della bellezza, dell’inevitabile progresso. È una lettura che fa male, ma è un male necessario, perché rompe l’incantesimo.

Chi governa Milano oggi non si pone più la domanda “per chi stiamo costruendo questa città?”, ma solo “quanto ci rende?”. E mentre si moltiplicano torri, grattacieli, residenze di lusso e skyline da cartolina, la città reale – quella degli insegnanti, dei rider, delle madri single, dei bambini fragili, dei vecchi soli – viene spinta fuori, resa invisibile. E chi protesta viene spesso trattato come un guastafeste.

Leggere questo libro vuol dire scegliere di non voltarsi dall’altra parte. Vuol dire dire ad alta voce che non ci stiamo. Che la città non è solo mercato, che abitare non è un privilegio ma un diritto. Vuol dire fare memoria e, magari, iniziare a immaginare insieme un altro modello di città: meno vetrina, più comunità.

Domenica 4 maggio 2025 alle ore 11:30 incontriamo Gianni Barbacetto all’Auditorium San Carlo ad Albenga per la presentazione del libro: “Contro Milano” Ascesa e caduta di un modello di città“. Potrai acquistare la tua copia, se non l’hai già e farla autografare.

La partecipazione all’evento dà diritto all’acquisizione di n. 1 cfp tramite autocertificazione su Portale Servizi. https://www.ordinearchitettisavona.it/novita-e-comunicazioni-varie/presentazione-del-libro-contro-milano-il-4-maggio-ad-albenga/16544/

I temi affrontati – legati a questioni urbanistiche, sociali e ambientali – sono di grande attualità e di rilevanza pubblica, rendendo l’evento un’opportunità di riflessione e confronto aperto su argomenti cruciali per il futuro delle nostre città. Ingresso liberto fino ad esaurimento posti.

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